Sul
nome della città ci sono diverse interpretazioni:
Stefano Beatillo nel suo libro "Etnica" chiamò Baris l'attuale città di Bari aggiungendo che secondo antiche fonti il nome stava ad indicare casa o gruppi di case.
Antonio Beatillo affermò che la città fu chiamata Bari da Japige quando vi giunse. Il nome sarebbe derivato da Baris,un'antica imbarcazione egiziana.
Emmanuele Mola ipotizzò che il nome derivasse da Beiruth che a sua volta deriva da Bareis, tipiche fortificazioni palestinesi.
Armando Perotti sostenne che Bari era stata limitata da un corso d'acqua chiamato Bar o Var da cui poi la città ha preso il nome.
Per Tommaso Piscitelli il nome Bari è sinonimo di luogo sicuro o rifugio.
Stefano Beatillo nel suo libro "Etnica" chiamò Baris l'attuale città di Bari aggiungendo che secondo antiche fonti il nome stava ad indicare casa o gruppi di case.
Antonio Beatillo affermò che la città fu chiamata Bari da Japige quando vi giunse. Il nome sarebbe derivato da Baris,un'antica imbarcazione egiziana.
Emmanuele Mola ipotizzò che il nome derivasse da Beiruth che a sua volta deriva da Bareis, tipiche fortificazioni palestinesi.
Armando Perotti sostenne che Bari era stata limitata da un corso d'acqua chiamato Bar o Var da cui poi la città ha preso il nome.
Per Tommaso Piscitelli il nome Bari è sinonimo di luogo sicuro o rifugio.
Il padre gesuita Antonio Beatillo, nella
Historia di Bari da lui pubblicata nel 1637, riferisce però
che sin dall’epoca della dominazione musulmana,
protrattasi dall’847 all’871, i Baresi, per dimostrare
quanto fosse salda la loro fede verso Gesù Cristo,
assunsero come insegna uno scudo diviso in due parti
dall’alto verso il basso. La prima, di colore bianco, era
simbolo della pura e candida fede religiosa, l’altra di
colore rosso, rappresentava il sangue che erano pronti a
versare in difesa della religione. In un momento successivo,
sempre secondo il Beatillo, fu aggiunta sopra lo scudo
l’effigie di San Nicola che scomparve dopo l’Unità
d’Italia, lasciando il posto all’attuale corona turrita
che è il segno distintivo delle comunità aventi il rango
di città. Un decreto dell’8 giugno 1935 pose fine
all’incertezza generata dal succedersi di numerose
variazioni, disponendo l’iscrizione dello stemma nel
“Libro Araldico degli Enti Morali” con le seguenti
caratteristiche: scudo bipartito in bianco (a sinistra di
chi guarda) e rosso (a destra) sormontato da una corona
turrita e circondato da una fronda d’alloro a sinistra e
una di quercia a destra, annodate in basso con un nastro.
Anche per quanto riguarda la fondazione della città di
Bari, i dati non sono certi, quindi dobbiamo avvalerci delle
seguenti interpretazioni:
1) Nel 1289 a.C. (540 anni prima di Roma) il figlio di Dedalo, Japige, fondò una città a cui dette il suo nome.
Pochi anni più tardi fu chiamata BARI da un condottiero dei Peucezi di nome Barione che l'aveva conquistata e ingrandita. (1637 Antonio Beatillo 1^ storia di Bari).
2) Fondata dai Catanei o Cerretei, detti anche Japigi o Peucezi (1844 Michele Garrubba). 3) Fondata dagli Illirici tra il 1600 e il 1150 a.C. (1857 Giulio Petroni)
4) Reperti archeologici dimostrano l'esistenza di una comunità nel territorio barese intorno all'età del bronzo. (1913 Michele Gervasio)
1) Nel 1289 a.C. (540 anni prima di Roma) il figlio di Dedalo, Japige, fondò una città a cui dette il suo nome.
Pochi anni più tardi fu chiamata BARI da un condottiero dei Peucezi di nome Barione che l'aveva conquistata e ingrandita. (1637 Antonio Beatillo 1^ storia di Bari).
2) Fondata dai Catanei o Cerretei, detti anche Japigi o Peucezi (1844 Michele Garrubba). 3) Fondata dagli Illirici tra il 1600 e il 1150 a.C. (1857 Giulio Petroni)
4) Reperti archeologici dimostrano l'esistenza di una comunità nel territorio barese intorno all'età del bronzo. (1913 Michele Gervasio)